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Foto di Salvatore Valerioti, Mary Scarfò, Raffaele Zangari, Luigi Spartaco Iusi
La Chiesa dell'ex convento dei domenicani sorta probabilmente sulle rovine di un monastero Basiliano del XI secolo. Il nobile Giovanni Caracciolo nel 1444 fondò la Chiesa di Maria SS. Annunziata che successivamente venne affidata ai padri Domenicani.
Nel 1524 il convento fu destinato "casa di noviziato" e secondo molti esperti per qualche anno avrebbe studiato Tommaso Campanella. Nel terremoto del 1783 la chiesa e una parte del convento crollarono nel vallone adiacente. In seguito alla ricostruzione l'orientamento della chiesa fu spostato. |
L'artistico presepe movimentato è una delle tradizioni che il borgo ha ereditato dalla cultura domenicana.
Un gruppo di artigiani continua a far rivivere la magia del Natale riproponendo un grande presepe con i pastori movimentati che ricordano i mestieri antichi. Accanto alla storica struttura, negli ultimi anni i mastri presepisti hanno pensato di proporre ai visitatori una sezione a grandezza naturale, recuperando attrezzi e oggetti della cultura contadina. Pagina Facebook: clicca qui. |
Il bellissimo chiostro dell'ex convento visitabile dal dicembre 2018, dopo anni di chiusura. Il chiostro è uno degli elementi più importanti e per molti rappresenta la testimonianza architettonica più pregevole dell'intero complesso, con un portico di 35 x 25 metri che lo circonda. Il chiostro presenta una vasca centrale con una fontana realizzata dal priore Francesco Castelvetere nel 1620 e la stessa acqua detta del "Canestabolo" venne addotta nel convento su concessione del Marchese Giacomo Milano.
Anche se nel corso degli anni ci sono stati interventi che hanno deturpato la bellezza originaria, il chiosto fa respirare pienamente l'aria di uno dei più importanti luoghi di cultura e di preghiera calabresi del 1700. |
La Chiesetta di S. Antonio si trova davanti al palazzo della famiglia Ammendolea - Florimo. Purtroppo non si conosce la data di prima fondazione, sappiamo con una certa sicurezza che è stata ricostruita dopo il terremoto del 1783.
Nel gennaio 2019, durante i lavori di consolidamento e di ristrutturazione è venuto fuori un antichissimo altare in granito che era stato ricoperto da numerosi strati di vernice. L'opera più importante è la scultura lignea di Sant'Antonio di Padova del 1736 del maestro campano Giovanni d'Amore, realizzata per il costo di 45 ducati, voluta dal marchese di San Giorgio Giovanni Domenico Milano. |
I "carreri" e i "Bahari". Solo chi si avventura per le stradine del centro storico può rendersi conto della vita che nel corso dei secoli si è svolta nelle "carrere", le strette e ripide stradine ancora oggi abitate. Qui si possono scorgere interessanti angoli e stili di vita ormai dimenticati dal mondo moderno e tecnologico.
I "bahari" sono originali archi che sono stati realizzati tra i vari palazzi, sopra le strette viuzze che movimentano il borgo, allo scopo di recuperare spazi abitabili, creando uno stile particolare e unico. Quasi tutte le case presentano la tipicità di svilupparsi in altezza, utilizzando come sostegno la roccia sulla quale è arroccato il paese. |
L'Arco di San Giacomo o "arco palatino" è quel che resta della chiesa palatina, che apparteneva alla nobile famiglia dei Milano adiacente al palazzo marchesale.
Della struttura, probabilmente crollata in un terremoto, rimane solo l'arco che testimonia un certo stile e una certa raffinatezza della costruzione. Nella cappella, comunque ci doveva essere la statua di San Giacomo Maggiore Apostolo, che attualmente si trova nella chiesa parrocchiale. La chiesa palatina fondata nel 1683 e consacrata nel 1684 fu voluta per perpetuare il nome del marchese Giacomo Milano. |
La fontana "Bellissima". Possiamo senza ombra di dubbio definirla come una delle più belle fontane pubbliche della Calabria, fatta costruire dal marchese Giovanni II Milano Franco d’Aragona nel 1664.
L’opera è realizzata in granito su un basamento a cui si accede attraverso quattro gradini, si sviluppa su tre piani costituiti da vasche sovrapposte degradanti al cui vertice si erge una statua marmorea della dea Venere sistemata in epoca successiva. Su un lato si legge la data di costruzione incisa con numeri arabi e romani. |
Il palazzo Fazzari sorge nelle vie del centro della città storica. È un palazzo settecentesco appartenente ad un'antica famiglia estinta nel XIX secolo.
Attraverso un magnifico portale in granito dei primi decenni del XVIII con conci bugnati e a punta di diamante, si apre la corte interna che è circoscritta dalle fabbriche del palazzo e da un prospetto porticato che si sviluppa in un triplice ordine di logge a cui si accede da scale di gusto prettamente napoletano. |
La Chiesa parrocchiale più volte ricostruita a causa di vari terremoti. Un racconto vuole che sia stata edificata sin dai tempi degli apostoli, quando San Pietro e San Paolo vennero nelle Calabrie. Fu Santo Stefano di Nicea, primo vescovo di Reggio che convertì le popolazioni della provincia tra cui anche i Morgeti.
Nel XVII secolo fu ingrandita e dotata di beni preziosi della famiglia Celano. La chiesa subì numerosi danni a causa dell'alluvione del 1951. Di pregio, oltre al monumentale altare, restano il coro ligneo del 1742 e le statue provenienti da scuola napoletana. |
Il Crocifisso. Alcuni esperti affermano che la scultura, realizzata probabilmente nella prima metà del 1600 da un artista sconosciuto, è il pezzo più pregevole dell'intera collezione di statue lignee lasciate da secoli di devozione.
Pur avendo subìto negli anni interventi a volte maldestri, non perde nulla della sua orginaria bellezza e mostra indiscutibilmente la genialità di chi lo ha realizzato. La particolarità della statua sta nel fatto che ha le braccia mobili, cioè chiudibili e ancora oggi il venerdì santo viene utilizzata per la suggestiva processione della "schiodata": il Cristo viene deposto dalla croce e consegnato a Maria. |
La statua di San Giacomo Maggiore del XVII secolo di Vincenzo Ardia di Napoli. È un vero capolavoro dell'arte barocca, una statua imponente, realizzata con l'arte dell'"estrofado de oro", tecnica difficile ma che dava all'immagine un aspetto veramente magnifico. Le vesti del santo, infatti, sono tutte in foglia oro che spunta tra i disegni della tempera con cui lo stesso oro è ricoperto.
Purtroppo i restauri realizzati nei secoli successivi hanno in parte "oscurato" la bellezza originaria. In ogni caso, resta un'icona imponente che ricorda molto da vicino il pellegrinaggio che dall'antichità fino ai nostri giorni viene compiuto a piedi a Santiago di Compostela.
Purtroppo i restauri realizzati nei secoli successivi hanno in parte "oscurato" la bellezza originaria. In ogni caso, resta un'icona imponente che ricorda molto da vicino il pellegrinaggio che dall'antichità fino ai nostri giorni viene compiuto a piedi a Santiago di Compostela.
Il Castello ha una configurazione complessa ed è il risultato delle stratificazioni che si sono sedimentate nei secoli. Già nel 1109 si parla del "castellion" di San Giorgio. Nel 1269, in età angioina si conferma la presenza di 20 serventi.
Il mastio, un torrione diviso in tre ambienti, è l'edificio più imponente e si trova nel punto più alto di un costone di roccia. Nel primo piano una grande sala servita da un caminetto probabilmente veniva utilizzata per funzioni di rappresentanza. Un'ampia scalinata addossata al prospetto occidentale permetteva di raggiungere facilmente il terrazzo merlato, da cui si poteva dominare l'intera "Vallis Salinarum", l'attuale Piana di Gioia Tauro. |